La hostess moldava in un'intervista esclusiva a Oggi: "Non ci siamo mai baciati, il comandante mi ha solo fatt oun baciamano. E subito prima dell'incidente al Giglio ci fu l'errore di un ufficiale"
© Ufficio stampa
"No! Non sono l'amante di Schettino. Non lo sono mai stata. Non c'è stato nulla". Domnica Cermotan, la hostess moldava della Costa Concordia, racconta la sua verità sul naufragio della nave da crociera all'isola del Giglio in un'intervista esclusiva al settimanale "Oggi". E ricorda che prima dell'incidente ci fu un errore di un ufficiale: "Il capitano ha imprecato. Ha urlato, ha detto che certi errori erano inaccettabili".
"Un rapporto puramente professionale"
"Il nostro - prosegue la donna nell'intervista al settimanale, parlando di Schettino - era un rapporto puramente professionale... Voi italiani dopo il mio interrogatorio avete titolato 'Amo Schettino': e quando mai l'ho detto ai magistrati? Meno male che la verità viene a galla. Il procuratore di Grosseto ha negato quella mia dichiarazione... Dopo gli italiani ho conosciuto gli inglesi. Hanno esagerato. A loro ho raccontato la verità e cioè che Schettino, la sera del 13 gennaio mi aveva fatto un baciamano. La giornalista inglese mi ha detto che il baciamano era troppo poco. Se non c'era un bacio non c'era storia e non avrebbero pubblicato niente. Le ho chiesto cosa voleva di più. Un bacio sulla guancia, mi ha detto. Mi sembrava che cambiasse poco. Vada per il bacio sulla guancia, ho detto. Ma il bacio sulla guancia è diventato bacio sulla bocca. In più forte e appassionato".
La notte d'amore
Alla domanda sull'altra dichiarazione, quella secondo cui, se non ci fosse stato il naufragio, Domnica e Schettino avrebbero avuto una lunga notte d'amore, la donna replica: "Questo l'ho detto. Cercate di capirmi. Sono mesi che mi tartassate con questa storia. Ogni tanto ci rido sopra. La giornalista ha capito perfettamente che era uno scherzo, ma quella frase, mi ha detto, per lei era uno scoop".
E in merito alla sua presenza sulla Costa Concordia sottolinea che "biglietto aereo di andata e ritorno e crociera a prezzo di favore erano interamente a mio carico. Guadagno mille euro al mese, vi pare che avrei pagato, se a bordo avessi avuto un amante che mi aspettava?".
Il giallo del bagaglio
"All'imbarco a Civitavecchia - racconta invece - è venuto a prendermi il mio direttore, Manrico Gianpedroni. Ha dato disposizioni per la mia registrazione e mi ha detto di raggiungerlo dal comandante. Quando Schettino mi ha visto si è alzato dalla scrivania e mi ha dato il benvenuto. Gianpedroni mi ha spiegato che per la cabina dovevo aspettare. Il capitano mi ha detto che il bagaglio lo potevo lasciare lì. L'ho preso alla lettera e l'ho piantato in mezzo all'ufficio. 'No', ha detto lui, 'qui non va bene'. L'ha preso e l'ha portato nella cabina che è adiacente al suo ufficio. Ho ringraziato e me ne sono andata. Sono stata a salutare lo chef che era con me sulla Costa Magica, ho consegnato alcuni regali ai miei colleghi e quando le nave è partita sono tornata al ponte 8 a cambiarmi per la serata. Sono entrata e Schettino è uscito. Ho tolto jeans, maglietta e maglione e ho indossato un abito blu. Mentre uscivo ho incrociato Schettino. Si è fermato davanti a me, ha sorriso e mi ha detto: 'You are beautiful'. Mi ha preso la mano destra e ha fatto il baciamano".
A beautiful panorama
Nell'intervista a Oggi la moldava nega poi di aver cenato con il comandante Schettino. "A verbale è scritto che ero a cena col comandante. E' un errore di traduzione. Schettino era con Gianpedroni, subito dopo li ha raggiunti Ciro Onorato, manager della ristorazione. Avevano finito di cenare... Il comandante mi ha chiesto se volevo prendere un dessert con loro... Non c'erano russi, niente alcol, niente droga, niente mafia. Chiedete ai magistrati. Ormai sanno tutto di quella serata. Cosa posso dire ancora? Il tiramisù era squisito e non so di cosa parlassero i miei superiori. Nominavano il Giglio, ma lo facevano alla svelta, con accento napoletano. Non ci capivo nulla. Finito il dessert, ci siamo alzati e il comandante mi ha invitato sul ponte, a vedere "a beautiful panorama'".
"Un ufficiale commise un errore. E poi lo schianto"
Domnica riferisce poi di un fatto importante avvenuto in plancia, un errore nella trasmissione degli ordini sulla rotta. "Il capitano diceva qualcosa come 'tre, due, cinque' e uno alla volta gli ufficiali ripetevano 'tre, due, cinque', 'tre, due, cinque', 'tre, due, cinque'. Sono andati avanti così per un po'. Ogni volta modificando la serie numerica".
A un certo punto, però, il capitano ha dato una nuova sequenza. "Mettiamo che fosse 'tre cinque zero'. Il primo ripete correttamente, il secondo e il terzo pure, ma il quarto, quello con l'accento strano, scandisce una sequenza diversa, per esempio 'tre, cinque, cinque'. Il capitano ha imprecato. Ha urlato, ha detto che certi errori erano inaccettabili. Ha ripetuto l'ordine con voce più forte e tutti lo hanno ripetuto nel modo giusto. Saranno passati 30 o 40 secondi ed è iniziato il finimondo. L'impatto con gli scogli non lo abbiamo sentito, ma gli allarmi hanno cominciato a suonare, gli ufficiali correvano ovunque e ho capito che era successo qualcosa di grave… Forse quell'errore ha fatto perdere istanti preziosi e può essere stato fatale".
Il mistero del computer
La donna racconta poi del computer del comandante, sulla cui scomparsa si è a lungo discusso. Domnica riferisce che dopo l'incidente "sono tornata nella cabina del comandante. C'era il black out. Al buio mi sono rimessa gli abiti che avevo al momento dell'imbarco. Ho sfilato dalla valigia un paletot nero, ho lasciato lì tutto, anche alcune paia di scarpe made in Italy, che amavo e che mi erano costate un occhio. Ho preso con me solo la borsa con passaporto e portafoglio e sono andata. Uscendo, ho visto sulla scrivania uno schermo illuminato. Era un computer portatile, illuminato. L'ho chiuso, ho visto che era un Apple e l'ho infilato in borsa. Dall'appendiabiti ho tolto un giaccone da portare a Schettino. Sono tornata in sala comandi. Lui era sempre lì, contro le finestre sul lato destro. Gli ho passato il giaccone e sono tornata al mio posto. Verso mezzanotte il comandante si è rivolto a me e a Ciro Onorato. Ci ha detto di scendere al ponte 3 e metterci in salvo".
Che fine ha fatto quel computer?, le viene chiesto. "Ho rivisto il comandante in porto, davanti alle scialuppe, con tutti gli ufficiali - prosegue la donna -. Saranno state le 4 del mattino, un'ora prima di andarmene dal Giglio. Era buio, faceva freddo, mi sono avvicinata e gli ho consegnato il computer. L'ha preso, l'ha rigirato tra le mani, l'ha osservato con aria stupita. 'Brava ragazza, brava', ha detto. L'ho salutato e me ne sono andata".
"Mi usano per distogliere l'attenzione"
In conclusione, Domnica Cemortan torna sul suo rapporto con il comandante. "Io amante di Schettino? Un colossale abbaglio. 'Sveglia', vorrei gridare. Non vi accorgete che vi buttano fumo negli occhi, che si parla di me e Schettino per coprire qualcos'altro? E' chiaro che questa storia viene usata per distogliere l'attenzione. Affonda una nave che vale centinaia di milioni di euro, muoiono decine di persone, si rischia un disastro ambientale, sono in gioco aziende, posti di lavoro, premi assicurativi per miliardi di euro e noi di cosa parliamo? 'Romeo' Schettino e 'Giulietta' Cemortan. Se ci pensate è pazzesco".
Le foto
Oltre all'intervista esclusiva, Oggi pubblica anche le immagini degli oggetti recuperati dagli inquirenti nel trolley della moldava che era sistemato nella cabina del comandante. Tra slip da bagno e scarpe made in Italy, c'erano anche alcune fotografie. Alcune dell'album di famiglia della ragazza, altre che ritraggono il comandante Schettino immerso in una piscina con un delfino. Materiale che ovviamente potrebbe rilanciare gli interrogativi sulla presunta (e da lei strenuamente negata) relazione tra la moldava e il comandante.